Non è facile decidere di rivolgersi ad uno psicologo perché in qualche modo questo implica ammettere che nella propria vita c’è qualcosa che non va. Implica ammettere che c’è qualcosa che spaventa e che non si riesce a gestire da soli. Teniamo a mente però che il primo importante passo da compiere per star bene è proprio riconoscere i problemi e attivarsi per cercare una soluzione.
Superare il più grande scoglio, noi stessi, è difficile, ma anche quando facciamo per noi questo gesto di amore possono intervenire ulteriori problemi.
Chi trova la forza e il coraggio per chiedere aiuto trova spesso nella società il suo nemico. Lo stigma sociale qui in Italia è ancora molto forte. Si sa, le abitudini sono dure a morire ma la chiave per il cambiamento è l’informazione.
Definiamo prima di tutto chi è lo psicologo e sfatiamo alcuni miti cercando poi di capire insieme chi NON è.
La figura dello psicologo è stata istituita nel nostro Paese con la legge n.56 del 1989 che recita così:
“La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità”.
Il mestiere dello psicologo quindi necessita di un bagaglio di conoscenze e di tecniche molto corposo. Per questo motivo, per essere abilitato all’esercizio della professione, bisogna che abbia acquisito due lauree (triennale e magistrale), abbia svolto tre tirocini durante la sua formazione (di cui il post lauream della durata di un anno e comprendente 1000 ore lavorative), e abbia ovviamente sostenuto con successo l’esame di stato.
Tutto questo per dire che è verissimo che la terapia funziona se c’è di fondo una buona alleanza e una buona intimità con lo psicologo, ma lo psicologo non ha assolutamente le stesse competenze e conoscenze di un amico!
Un’altra idea che è utile combattere con le armi della conoscenza, è che dallo psicologo ci vadano solamente i cosiddetti “pazzi”. Al di là del fatto che questa terminologia comune sia molto stigmatizzante nei confronti di persone evidentemente molto sofferenti, ci si può rivolgere ad uno psicologo per svariati motivi, che non necessariamente devono essere inquadrati in categorie predeterminate, e, anzi difficilmente questo può capitare. La vita ci pone davanti molteplici sfide a volte prevedibili a volte no, una malattia, un licenziamento, una delusione d’amore, e a volte questi eventi ci possono travolgere, e si può sentire il bisogno di trovare nuove strade e nuovi percorsi da intraprendere per riassestarsi. Queste difficoltà possono trovare sbocco nei sintomi: dei segnali che ci da il nostro corpo per comunicarci che c’è qualcosa che non va. Essi possono essere comportamenti, pensieri o manifestazioni somatiche e neurovegetative, e per riuscire a trattarli è bene capire come mai siano comparsi e cosa ci vogliono realmente segnalare. L’eliminazione del sintomo quindi non può prescindere dalla conoscenza di ciò che l’ha causato, o meglio dalle concause di cui esso si fa esito.
Ecco cosa significa secondo me rivolgersi ad uno psicologo: quando ci penso immagino la personalità come una casa. Può accadere che in un certo momento della vita essa si inizi a percepire come pericolante. Non è detto che crollerà ma il timore che possa accadere può dare un senso di incertezza e toglie la serenità. Lo psicologo è colui che aiuta a ristrutturare questa casa. Può aiutare a comprendere con più chiarezza quali siano gli aspetti di fragilità, e aiuta a rinforzare questa struttura laddove serva. La casa deve essere osservata con l’occhio esperto della persona stessa, analizzata nei suoi aspetti più problematici, e rinforzata. Un aspetto qui ritengo importante da sottolineare: lo psicologo non trasforma le persone con un colpo di bacchetta magica, ma intraprende un percorso di conoscenza, consapevolezza e miglioramento insieme ad esse.
È necessario fare appello alle risorse dell’individuo stesso attraverso l’aiuto di una persona competente che ha conoscenze adeguate a fornire supporto attraverso quel bagaglio di conoscenze sulla psiche umana che ha acquisito con lo studio e la pratica clinica.